mercoledì 20 novembre 2013

MASTERPIECE o I CASI UMANI

Salve lettori, oggi voglio esprimere anch'io il mio parere su Masterpiece, il talent show degli scrittori, con un po' di ritardo, purtroppo, dovuto al fatto che solo ora sono riuscita a vedere la puntata sul sito della Rai.


Analizziamo il programma. Vorrei mettere in evidenza innanzitutto il talent come spettacolo televisivo. E devo ammettere che, sorprendentemente, funziona. Se devo essere totalmente sincera mi aspettavo un programma noioso e fiacco, privo di gusto. Ma non è così. Le inquadrature sono ottime, così come ottimo è il modo in cui è girata tutta la puntata, che presenta una giusta dose di ironia, colpi di scena e aspettativa.
Riesce a catturare così l'attenzione del pubblico e a mantenerla viva per tutta la durata dello show, show che riesce nell'ardua impresa di non essere né troppo lungo in modo da non sfiancare gli spettatori, né troppo breve in modo da sembrare una caricatura di programma.
Buona è anche la scelta dei giudici, nomi abbastanza importanti dell'intellighenzia italiana, Andrea De Carlo e Giancarlo De Cataldo (per chi non lo sapesse quest'ultimo è l'autore del celeberrimo Romanzo criminale), e internazionale, Taiye Selasi, considerata una delle venti autrici più importanti nel mondo. Il coach dei concorrenti è invece Massimo Coppola, editore di Isbn Edizioni, autore e regista di documentari. Insomma, ragazzi, questa è gente seria.
Ma la cosa migliore di Masterpiece è forse la rubrica finale in cui autori e editori famosi offrono consigli agli esordienti. Un aspetto da non sottovalutare perché non tutti i consigli sono banali, anzi sono forse la parte più sincera di questo spettacolo.
Dopo aver elogiato gli aspetti positivi di questa iniziativa - perché ci sono, e questa cosa credo sia insindacabile e il primo fra tutti è di aver portato in tv la scrittura e i libri in un Paese in cui, non prendiamoci in giro, si legge pochissimo e gli scrittori o pseudo tali prolificano - passiamo ora a criticare la trasmissione che, nonostante tutto, si è rivelata essere esattamente quello che ci si aspettava: un prodotto scadente non perché costruito male, ma perché dominato dall'ottica della tv e quindi dello spettacolo. Vi assicuro che questo non è un controsenso.
Quello che emerge guardando già la prima valutazione fatta dai giudici è che questi ultimi si comportano come degli attori che interpretano ruoli ben definiti: De Cataldo è il piacione, gentile, sempre affabile, empatico, il "poliziotto buono" in pratica; Taiye Selasi è un po' più severa, ma solo all'apparenza, perché in realtà pare andare molto per simpatie; e infine De Carlo è il "poliziotto cattivo", il giudice severo e implacabile, che stronca senza mezzi termini.
Ma questo è il male minore perché è puro e semplice spettacolo e può risultare anche gradevole a vedersi. La cosa peggiore di questo talent è che, come si è già detto e ripetuto in questi giorni, questo è lo show non degli scrittori, ma dei casi umani. I concorrenti che presentano le proprie opere senza avere una storia strappalacrime non vengono considerati e vengono buttati fuori, alle volte anche in malo modo. Passano invece: l'ex carcerato disoccupato siciliano (che fantasia!), l'ex anoressica, l'operaia, il disadattato.
Ora, io non ho avuto la possibilità di leggere gli inediti che i concorrenti hanno presentato, quindi non posso sindacare il giudizio di scrittori di fama mondiale. Sarebbe un'incredibile presunzione e presupporrebbe competenze che io al momento non possiedo. Quello che posso descrivere è ciò che ho visto: probabilmente i romanzi dei concorrenti scartati erano penosi, d'accordo, nulla da eccepire. Ma quanto validi sono quelli scelti? E' questo il dubbio che mi rode.
E questo dubbio deriva da ciò che hanno affermato gli stessi giudici! Costoro hanno infatti dichiarato che le opere degli aspiranti scrittori scelti sono scritte male e da quello che ho capito quello migliore tra i 4 è quello dell'operaia, anche se smielato. Mentre dell'ex carcerato hanno detto che il noir non è proprio perfetto (eufemismo per dire che per quanto la storia sia bella, ci sono molte imprecisioni ed errori a livello sintattico e grammaticale) e del disadattato che è una specie di copia e incolla dei suoi autori preferiti (tutti grossi nomi, eh!) misto a un estremismo da disadattato che esprime con sgrammaticature e impaginazione scadente e privo di una vera e propria trama. Insomma un'accozzaglia di frasi scopiazzate e a effetto, senza una storia. E pensate che è questa l'opera vincitrice della prima puntata!
Ma il caso più eclatante è stato quello dell'ex anoressica. Ovviamente la sua storia è autobiografica (come tutte le altre selezionate) e molto forte perché affronta un tema delicato e spesso sottovalutato. Ma il romanzo è scritto malissimo e lo stile è pessimo, tanto che De Carlo l'ha bocciato, mentre la Selasi l'ha fatto passare, pur criticandolo, solo perché ha vissuto un'esperienza analoga a quella dell'aspirante scrittrice. De Cataldo, invece, ha fatto una figuraccia: infatti, ha prima bocciato l'opera, e poi, dopo che anche De Carlo l'ha respinta (servono infatti due "sì" perché il concorrente venga scelto), ci ha ripensato. Perché? Doveva passare per forza per raccomandazioni? O semplicemente non volevano perdersi questo caso umano con tanto di lacrime di scena?
Passiamo ora alla seconda fase del programma. Il talent è infatti diviso in 3 parti: le audizioni; una prova scritta in trenta minuti; e 59 secondi in cui i due finalisti della puntata devono convincere l'ospite a sorpresa - in questa prima puntata Elisabetta Sgarbi, editore di Bompiani, la casa editrice che si è impegnata a pubblicare in 100.000 copie il romanzo vincitore di Masterpiece - a pubblicare la loro opera.
Per la seconda fase, i quattro concorrenti sono stati portati a gruppi di due in due luoghi differenti: l'ex carcerato e l'ex anoressica in un centro di recupero, mentre l'operaia e il disadattato in un balera. Dopo aver fatto questa esperienza (che è stata, a mio avviso, la parte più carina del programma) i concorrenti hanno dovuto produrre un testo in mezz'ora: i primi due una lettera fingendo di vivere in quel centro di recupero, mentre gli altri dovevano immaginare di vedere i propri genitori ballare ed esprimere le emozioni che questo episodio suscitava loro.
Inutile dirlo: le prove sono state penose, in special modo quelle dei primi due, che sono andati completamente fuori traccia, tanto che - sorpresona! - nessuno dei due è passato alla fase successiva, anche se uno dei due da regolamento avrebbe dovuto necessariamente essere scelto. L'operaia e il disadattato hanno comunque prodotto un compitino da quinta elementare, ma quantomeno non sono andati fuori traccia.
Ora, è lecito domandarsi: possibile che questi candidati arduamente selezionati non siano stati capaci di produrre qualcosa di anche solo vagamente decente? Capisco l'emozione, capisco che il tempo concesso loro era indubbiamente troppo limitato, ma questo quanto può giustificarli? Per uno scrittore non dovrebbe essere un problema eseguire questo compito. D'accordo, magari il risultato non sarà perfetto a causa dell'esiguità del tempo a disposizione, ma anche un bambino di scuola elementare saprebbe fare meglio!
E ora analizziamo la parte finale, quella che mi ha fatto ridere di più, per il tentativo - mal riuscito - di dare un tocco di classe al programma. Elisabetta Sgarbi doveva ascoltare in ascensore per 59 secondi i due candidati, naturalmente separatamente. Devo ammettere che qui i due non se la sono cavata male e devo ammettere di invidiarli: chi non h mai sognato di avere a disposizione un solo minuto per convincere un famoso editore circa la validità del proprio lavoro? Di far emergere in poche parole la loro passione, la forza della propria storia e delle motivazione che li spingono a fare o a cercare di fare questo difficile mestiere?
E allora perché mi ha fatto ridere? Perché hanno cercato di far passare Elisabetta Sgarbi per Miranda Priestley de Il diavolo veste Prada di Lauren Weisberger, calcando addirittura la mano affermando senza mezzi termini che quanto meno Miranda ha un lato umano (ma hanno visto solo il film? Perché nel romanzo questo lato umano non c'è, ndr. Per ulteriori informazioni, potete dare un'occhiata qui http://biancanevecritica.blogspot.it/2013/07/il-diavolo-annoiato.html).
A conti fatti, la Sgarbi, che aveva letto entrambi i romanzi dei concorrenti, si è dimostrata molto piatta. Ha gentilmente affermato che i due romanzi sono entrambi molto belli e forti, ma non ha mosso alcuna critica costruttiva. E di certo ce lo saremmo aspettati, specie dall'editore di una casa editrice da sempre considerata un po' snob perché pubblica quasi solo autori o di nicchia o del calibro di Umberto Eco e J.R.R. Tolkien.
Insomma, la trasmissione da un punto di vista letterario è stato un fiasco.
Ora, vorrei spendere altre due parole per commentare le critiche che sono piovute addosso a tutti coloro che hanno bocciato il programma. I detrattori sono stati considerati "invidiosi", scrittori falliti o troppo snob per vedere gli indubbi pregi del programma.
Chi scrive ha - come avrete notato - riconosciuto i pregi, ma non ha potuto fare a meno di evidenziare anche gli innumerevoli difetti, che purtroppo sono presenti e non devono essere ignorati.
La scrittura non è spettacolo. La scrittura è Arte. E, per quanto bisogna vederla, ciò deve essere fatto sempre con grande dignità e competenza. E questo in televisione, al giorno d'oggi, non è umanamente possibile. Gli autori del programma si sono sicuramente impegnati moltissimo e i risultati ci sono, ma si sarebbe dovuto dare maggior risalto all'opera e non al personaggio costruito dall'autore.
Ma come fare?
A questa risposta, al momento, non si può rispondere o Masterpiece si sarebbe rivelato un programma completamente diverso da quello che è. Non ci resta che apprezzare comunque l'iniziativa e sperare che nelle prossime puntate si vengano premiate opere ben scritte.
Per il momento è tutto.

Biancaneve

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