venerdì 15 marzo 2013

DREAM: SOGNO A OCCHI APERTI (E ANCHE CHIUSI) CON QUALCHE SBADIGLIO

Salve lettori, sono tornata con una nuova critica. Questa recensione e la prossima saranno incentrate sugli ultimi due lavori di una giovane scrittrice viterbese del '91, Dorotea De Spirito.
Questa ragazza, che studia Lettere Moderne alla Cattolica di Milano, ha pubblicato già quattro libri con la Mondadori. Il suo primo libro Destinazione Tokio Hotel, pubblicato quando l'autrice aveva appena sedici anni, non l'ho ancora letto, ma tratta di una ragazza che sogna di andare a un concerto dei Tokio Hotel. Il secondo romanzo, Angel, l'ho criticato in uno dei primi post di questo blog. Il terzo è proprio Dream, di cui mi occupo in questo post, mentre il quarto Devilish - il seguito di Angel - lo analizzerò tra qualche giorno.
Buona lettura!


TRAMA:
In apparenza Esperia è una normalissima ragazza diciottenne che frequenta il liceo classico. In realtà, Esperia vive due vite distinte, eppure tra loro intrecciate: una quando è sveglia, fatta di scuola, compiti e amiche, e l'altra in sogno. Ed è proprio in questi suoi particolarissimi sogni che incontra un ragazzo, di cui si innamora.
Ma cosa fare se questo ragazzo esiste davvero e altri non è che William Holden, famoso cantante inglese, idolo delle ragazzine?
 
RECENSIONE:
La storia raccontata non è molto originale. Trita e ritrita è, infatti, la storia d'amore che nasce nei sogni. Devo ammettere, però, che lo stile in cui il romanzo è narrato è migliore rispetto a quello di Angel. Maggiormente analizzata è la psicologia dei personaggi.
Esperia è - come si evince dal nome stesso - una sognatrice. E non solo nel senso che fa questi sogni così particolari! Esperia è un'idealista, piena di buone intenzioni e tanta voglia di vivere. Interessanti anche i ricordi d'infanzia che lei rivive durante il sonno e che spiegano alcuni suoi comportamenti e "complessi". Esperia, infatti, non ha mai superato il fatto di non essere stata accettata da altri bambini a una festa, di essere stata presa in giro e rifiutata da tutti.
William - come rivela anche in questo caso il nome - è ispirato a Bill dei Tokio Hotel, così come il Guglielmo - sempre lo stesso nome, nel corrispettivo italiano - di Angel. Questo perché la scrittrice - autrice, ricordiamo, di Destinazione Tokio Hotel - è una fan sfegatata di questo gruppo tedesco. Il cognome, Holden, è invece un omaggio al Giovane Holden, il celeberrimo romanzo di J.D. Salinger, simbolo di intere generazioni.
Il realtà il personaggio di William Holden poco c'entra col personaggio creato dalla penna di Salinger, ma l'uso di questo nome denota comunque una buona infarinatura culturale e un buon gusto per la Letteratura da parte della giovane Dorotea De Spirito.
Non manca nella storia il triangolo amoroso. Altro personaggio importante è Valerio, liceale/operario, con cui Esperia si trova subito a suo agio.
Tuttavia, a parte un certo miglioramento nello stile e nell'introspezione dei personaggi, nella trama vi sono ancora molte falle.
In primis, Esperia è italiana, William inglese. Mi sono sempre chiesta: ma fra loro in che lingua si parlano? Capisco che Esperia avrà sicuramente studiato inglese, ma lo conosce a un livello tale da consentirle di fare lunghe chiacchierate su argomenti anche molto importanti con William?
Altra cosa: Esperia ha diciotto anni e vive da sola, perché i genitori sono sempre in viaggio, in quanto autori di guide turistiche. Ora, il fatto di non avere i genitori a casa è un luogo comune, ad esempio, nelle fanfiction, ma non è molto concepibile in un romanzo, soprattutto se si vuol narrare una storia verosimile. L'avere i genitori lontani consente di concedere, infatti, alla protagonista la massima libertà in tutto: può andare dove vuole (anche volare fino a Londra) e fare ciò che vuole senza dover rendere conto a nessuno di quello che fa. Non sono stata una diciottenne troppo tempo fa, per cui ricordo benissimo quella voglia assurda di libertà che noi ragazze abbiamo a quell'età, quel desiderio di non sottostare alle regole dei nostri genitori, di viaggiare, di ritirarci, la sera, all'ora in cui vogliamo. Ma l'assenza dei genitori in questo contesto mi lascia un po' dubbiosa. Esperia non ha punti di riferimento, è un po' allo sbando, e le sue scelte lo dimostrano.
Inverosimile è l'amicizia forte nata troppo improvvisamente tra Esperia e Stellina (Stella), una blogger poco più grande di lei, altra fan di William Holden. Quello che è poco aderente alla realtà è che Esperia conosce Stella tramite il blog di quest'ultima, la contatta e corre a incontrarla, senza nemmeno prima cercarla, ad esempio, su un social network, per assicurarsi che non sia, magari, una psicopatica.
Ora, anche io gestisco un blog e vi assicuro che non sono né pazza né psicopatica, per cui non sto dicendo che i gestori dei blog siano tali, anzi per lo più sono ragazzi e ragazze come me, che desiderano soltanto farsi leggere e farsi ascoltare, condividere una passione. Ma credo che se si vuole incontrare una di queste persone sia comunque necessario prendere qualche precauzione, perché al giorno d'oggi non si sa mai! State attenti, ragazzi!
Nel complesso, la trama è scorrevole, e il libro piacevole. E' un buon modo di passare il tempo, specie se si desidera una lettura leggera e senza pensieri.
In ogni caso credo - lo ribadisco anche in questo post - che Dorotea De Spirito abbia del potenziale e che possa decisamente migliorare.
Per il momento è tutto.

Biancaneve

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