domenica 20 maggio 2012

Angeli e demoni

E rieccomi con un'altra critica. Oggi mi occupo di un libro molto in voga tra le ragazze tra i quattordici e i diciotto anni, Angel, l'amore è un demone di Dorotea de Spirito. Si tratta di un libro che rientra nella categoria degli urban fantasy (per chi non lo sapesse questo genere è una branchia del fantasy, un fantasy che però è ambientato nel mondo reale e non in una terra fantastica). Scoprite questo libro insieme a me.


TRAMA:
In una Viterbo in cui convivono da secoli pacificamente umani e angeli, Vichi si sente un ibrido. Lei è un angelo senza ali. Ed è, questa, una cosa che non riesce ad accettare pienamente. Chi è? O meglio, che cos'è? Chi potrà mai innamorarsi di lei? Queste le sue domande fino a quando in città non arriva lui, Guglielmo. E' una ragazzo stranamente inquietante. Lei sente il segnale di pericolo che emana, ma ne è attratta come una calamita. Guglielmo è un demone, il suo opposto, l'unico che può ucciderla. Riuscirà il loro amore a vincere su tutto?

RECENSIONE:
E' innegabile che il libro scorra e che si legga velocemente. Ma ciò basta a farne un buon libro? Sicuramente no. Partiamo dall'inzio. In primis la storia: è banale, scondita, senza un minimo di colpi di scena veramente efficaci. Senza parlare del fatto che rispecchia quasi passo per passo la trama di Twilight, con solo alcune minime differenze, come ad esempio il fatto che Vichi ha perlomeno il buonsenso, che a Bella manca, di provare a scappare dai sentimenti che prova per Guglielmo quando scopre chi sia in realtà.
Altra nota dolente nella trama è la manifesta incapacità, da parte dell'autrice, per altro giovanissima, - il libro è stato scritto da una Dorotea de Spirito all'epoca appena diciassettenne - di definire bene alcuni passaggi, alcune scene. Mi spiego meglio: la battaglia finale, solo per fare un esempio, viene raccontata in appena un paio di paginette e la situazione viene risolta in maniera provvisoria senza la presenza della protagonista - che narra in prima persona - opportunamente svenuta. Per non parlare dell'antagonista! Una figura che viene introdotta minacciosa solo negli ultimi capitoli, che uccide un personaggio totalmente ininfluente per la storia (anziché uno importante, come dovrebbe essere), e di cui si spiega con troppe poche parole la presenza, quando, in realtà, questa figura negativa doveva essere introdotta - o quantomeno nominata, o comunque avvertita come aleatoria presenza - fin dal primissimo capitolo.
Mettiamo da parte le lacune della storia, che l'autrice cercherà di colmare nel seguito di questo romanzo, che sta attualmente scrivendo e passiamo ad alcune considerazioni di carattere stilistico. Dorotea de Spirito usa la prima persona per creare una immedesimazione quasi totale della lettrice - si tratta di un libro seguito quasi esclusivamente da un pubblico femminile - con Vichi. La protagonista, infatti, si presenta come una qualunque adolescente, alle prese con la scuola, lo studio, gli amici, la paura di innamorarsi e, allo stesso tempo, di non riuscire a trovare la persona giusta. Oltre, naturalmente, a quell'assoluto bisogno di essere accettati dagli altri, di essere come loro ma, contemporaneamente, di essere diversi, unici, speciali, contraddizione, questa, ben messa in risalto con molta delicatezza.
Ma a parte questa nota positiva, la prima persona non viene usata bene. E' comune, fra i giovani aspiranti scrittori, credere che la prima persona sia la più facile da usare, perché permette loro di essere il protagonista. Ma non c'è nulla di più sbagliato in questo. La prima persona, infatti, non permette una visione globale della storia che, sopratutto in un fantasy, è essenziale. Infatti - come ho scritto sopra - in questo modo i "cattivi" appaiono in un punto non precisato della storia, senza che si crei un vero alone di mistero e di paura, che è più che fondamentale.
Il romanzo è scritto in uno stile semplice, forse un po' troppo inframmezzato da frasi brevi ed essenziali, perfino un po' spoglie. Decisamente buona la grammatica e la punteggiatura.
In definitiva credo che l'autrice abbia del potenziale, che emerge prepotentemente in alcuni tratti, ma viene completamente celato in altri. Questo potrebbe essere imputato alla sua giovanissima età e alla sua inesperienza, oltre all'influenza di alcuni libri da lei letti che rientrano nel genere dell'urban fantasy. In ogni caso credo che sia il caso di tenerla d'occhio.
Sarà in grado di stupirci positivamente con la sua crescita? Staremo a vedere.
Per il momento è tutto.

Biancaneve

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